Perché devo pagare per le colpe di Adamo?

Perché devo pagare per le colpe di Adamo?

Se lui ha peccato, che colpa ne ho io?

Spesso questa domanda viene fatta quando si parla delle origini dell’uomo e del peccato di Adamo ed Eva nel giardino di Eden. Secondo il racconto biblico, in principio Dio creò l’uomo e lo mise nel giardino di Eden. Poi Dio vide che non era bene che l’uomo fosse solo e quindi creò la donna. Entrambi vivevano in armonia con Dio nel giardino di Eden, ma un giorno, sotto consiglio del serpente, trasgredirono l’unico divieto che Dio aveva dato loro, cioè di non mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male (Ge 2:15-3:6). Questa trasgressione ebbe come conseguenza la morte spirituale e fisica dell’uomo (Ge 2:16-17, 3:16-19), e da quel momento tale morte è passata su tutti gli uomini. Infatti ogni uomo nasce morto spiritualmente, cioè separato da Dio nello spirito, e avendo in sé i “cromosomi” del peccato, cioè un’indole a fare ciò che è malvagio (questo non vuol dire che l’uomo sa fare solo cose malvagie). Inoltre vi è anche una morte fisica; il nostro corpo si ammala, deperisce e poi, più o meno velocemente, cessa di funzionare.

Alcune persone pensano che questo modo di agire di Dio sia sbagliato, cioè che non sia giusto che Dio chieda conto ad altri della trasgressione di Adamo ed Eva. Io non sono qui a difendere Dio, infatti Egli non ne ha alcun bisogno, semplicemente vorrei analizzare questa domanda per mettere in luce alcuni aspetti biblici e logici che rispecchiano la grandezza e la perfezione del piano di Dio per l’umanità.

 

Se guardiamo a questo interrogativo da un altro punto di vista ci rendiamo conto che l’affermazione “che colpa ne ho io se Adamo ha peccato”? è frutto di una mentalità distorta purtroppo radicata in noi in maniera profonda, e che questa mentalità è una conseguenza del nostro egoismo e del nostro individualismo. Nella società dei nostri giorni stiamo assistendo ad una spinta sempre più forte verso l’egocentrismo. Ormai da tempo lo stereotipo dell’uomo forte è costituito da una persona completamente autosufficiente, in grado di non aver bisogno di niente e di nessuno se non che di sé stesso. Questa mentalità, in maniera più o meno esplicita, ha portato tutti noi verso un modello di vita in cui ci sentiamo quasi completamente slegati gli uni dagli altri (a volte perfino dai nostri famigliari e parenti). Chi ci sta vicino è in realtà lontano anni luce da noi e non sentiamo di essere partecipi alla sorte del nostro prossimo in nessun modo. In definitiva possiamo capire bene come mai venga sempre più spontaneo dire: “Che c’entro io con lui? Se lui sbaglia, io non ho colpa”.

 

In realtà non possiamo dimenticare che siamo in questo mondo perché la vita ci è stata trasmessa da qualcun altro, in particolare dai nostri genitori. Inoltre dobbiamo ammettere che non ci è stata trasmessa soltanto la vita, ma con essa abbiamo ricevuto anche un carattere, un’educazione e una cultura che dipendono fortemente da chi ci ha allevati e dal posto in cui siamo cresciuti. Molti di quelli che chiamiamo valori interiori e anche le nostre capacità (o incapacità) mentali e fisiche sono in realtà un dono ricevuto senza nessun merito (o colpa).

Tuttavia l’uomo è propenso ad accusare Dio per i sui difetti e per le sue incapacità e a dimenticarsi di Lui di fronte ai suoi pregi e alle sue qualità. Non mi è mai capitato di sentire qualcuno lamentarsi con Dio per aver ricevuto bellezza, intelligenza e forza, ma molto spesso mi è capitato di vedere uomini e donne “impossessarsi” dei talenti ricevuti da Dio e comportarsi come se fosse qualcosa di cui hanno il merito.

Da questa ottica risulta più chiaro il senso della nostra natura peccaminosa che ha origine in Adamo: noi siamo della sua stessa stirpe, della sua stessa “pasta”. In altre parole, possiamo dire che in Adamo abbiamo la nostra essenza umana e che in lui tutta la stirpe umana può identificarsi. E’ inutile illudersi, come non possiamo cambiare i nostri genitori, come non possiamo cambiare la città e la nazione in cui siamo nati, allo stesso modo non possiamo slegarci dalla natura umana (purtroppo peccaminosa) che ci lega ad Adamo.

 

Forse qualcuno non è ancora convinto di quanto detto e si ritiene più giusto di Adamo o comunque in grado di essere “buono” davanti a Dio. La parola di Dio ci istruisce diversamente, in essa troviamo dei versetti piuttosto espliciti riguardo alla capacità dell’uomo di essere “buono”. Per esempio nel libro dell’Ecclesiaste è scritto: “Certo, non c’è sulla terra nessun uomo giusto che faccia il bene e non pecchi mai” (Ec 7:20), ed ancora nel Nuovo Testamento, nella lettera di Paolo ai Romani: “… tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio”(Ro 3:23). Quindi dobbiamo solo costatare che non siamo in grado di piacere a Dio a causa della nostra natura peccaminosa e che questa natura l’abbiamo ereditata dal nostro progenitore Adamo.

 

A questo punto si potrebbe far notare che se le cose stanno così in realtà Dio non ci ha creati liberi di scegliere, ma nasciamo peccatori a causa di una decisione che non abbiamo potuto prendere personalmente e che Adamo ha preso per noi. In altre parole si potrebbe dire che l’unica persona che fu veramente libera di scegliere fu Adamo e che noi subiamo le conseguenze della sua scelta sbagliata. Sicuramente è vero che noi non possiamo scegliere se nascere peccatori o meno, tuttavia possiamo scegliere se rimanere in questa condizione di peccato oppure se essere ristabiliti agli occhi di Dio tramite l’opera di Gesù Cristo. Per spiegare meglio questo concetto bisogna ricordare che Cristo ha pagato il prezzo del peccato di Adamo e del nostro peccato tramite la sua morte e la sua resurrezione. Adesso ogni uomo ha la possibilità di ristabilire un rapporto con Dio e di essere nuovamente in comunione con Lui. Ovviamente tutto questo avviene solo se scegliamo personalmente di credere che Gesù Cristo è il Figlio di Dio e che è vissuto, morto e risorto proprio per compiere un’opera contraria a quella di Adamo e quindi per sanare quel peccato che ci condannava ad una perenne lontananza da Dio. Nella lettera di Paolo ai Romani viene spiegato questo concetto in maniera molto completa, esauriente e chiara: “Perciò, come per mezzo di un solo uomo (Adamo) il peccato è entrato nel mondo, e per mezzo del peccato la morte, e così la morte è passata su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato… Però, la grazia non è come la trasgressione. Perché se per la trasgressione di uno solo, molti sono morti, a maggior ragione la grazia di Dio e il dono della grazia proveniente da un solo uomo, Gesù Cristo, sono stati riversati abbondantemente su molti. Infatti, se per la trasgressione di uno solo la morte ha regnato a causa di quell’uno, tanto più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia, regneranno nella vita per mezzo di quell’uno che è Gesù Cristo. Dunque, come con una sola trasgressione la condanna si è estesa a tutti gli uomini, così pure, con un solo atto di giustizia, la giustificazione che dà la vita si è estesa a tutti gli uomini. Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati resi peccatori, così anche per l’ubbidienza di uno solo, i molti saranno costituiti giusti” (Ro 5:12, 15, 17-19).

In conclusione possiamo dire che se il peccato e la morte sono entrati nel mondo a causa della scelta sbagliata di Adamo, ora, tramite la giusta scelta di Cristo, il perdono e la vita sono arrivati fino a noi. Dio ti chiama oggi stesso a non perdere altro tempo, ma a ricevere questo perdono e questa vita confessando di essere un peccatore e credendo che il suo sacrificio sulla croce è più che sufficiente per redimerci dalla perdizione eterna.

share

Recommended Posts

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *